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ANTROPOLOGIA - Geni, lingue e culture

Una grande varietà di aspetti, lingue e culture


 Esiste una varietà che caratterizza l'umanità attuale che si manifesta in più livelli: fisco, linguistico e culturale.

Alla metà del XVIII secolo lo scienziato Georges-Louis Leclerc de Buffon stabilì che i gruppi umani fanno tutti parte di un unica specie. Nella seconda metà dell'Ottocento gli antropologi dimostrarono che tutti i gruppi umani sono capaci di produrre cultura, mentre nello stesso periodo i linguisti divulgarono che le lingue parlate delle diverse popolazioni del pianeta possiedono strutture interne ugualmente complesse. L'unica analisi che possa dire qualcosa di scientifico a proposito le differenze tra i gruppi umani è quella che si fonda sull'esame del DNA, e dei suoi componenti di base, i geni. Le ricerche genetiche compiute qualche anno fa all'università statunitense di Stanford hanno confermato le teorie sull'unità della specie umana che erano già state avanzate nel corso del Settecento.


La prima conferma che avviene dagli studi della genetica è quella per cui le differenze somatiche tra il esseri umani sono superficiali e piuttosto recenti. Le origine dell'uomo Homo sapiens sapiens risalgono a 50.000-100.000 anni fa. Fu in quel tempo che la nostra specie assunse caratteristiche simili a quelle attuali: struttura alta, cervello voluminoso, pieno di sviluppo delle attività manuali.

Un'altra conferma che viene dalle ricerche genetiche è che sul piano genetico due individui ritenuti normalmente appartenenti dallo stesso gruppo presentano differenze genetiche statisticamente sei volte superiori a quelle rivelabili tra due individui scelti a caso in tutte le popolazioni del pianeta. 

Queste scoperte confermano che non è possibile parlare di "razze umane". Nel caso dell'uomo non esiste nessun criterio che consenta di individuare delle razze sulla base di criteri scientifici. Quando si parla di razze di animali si fa riferimento a "tipi" frutto di una selezione operata dagli esseri umani su certi animali per ottenere determinati vantaggi; ma nella specie umana tutto questo non è avvenuto. Nel caso degli esseri umani la razza è solo una costruzione culturale.


La cosa più corretta che si possa dire a proposito delle nozioni di "razza umana" è che questa nozione, oltre a costituire un prodotto del senso comune (fondato sulle apparenze), è il veicolo di stereotipi.


La specificità del linguaggio umano

La cultura esiste perché gli esseri umani la fanno vivere comunicando tra loro. La cultura esiste, infatti, grazie alla capacità che gli esseri umani hanno di trasmettere dei messaggi e la dimensione comunicativa è al centro di ogni fenomeno culturale, essa può essere sonora visiva e deve rispettare un codice di comunicazione per poter essere compresa. 
Per funzionare, questi modelli devono essere largamente condiviso dai membri di un gruppo. Idee e comportamenti che non sono riconoscibili da un codice culturali vengono infiorati o mali interpretati. I segni possono essere combinati in maniera innovativa, per creare nuovi significati, per esempio metafore e proverbi. Tutto questo coincide con la natura creativa della cultura, creatività che ha riscontro in due caratteri scie nel linguaggio umano: l’universalità semantica e la produttività infinita. 
Il concetto di universalità semantica è riassumibile nel fatto che tutte le lingue sono in grado di produrre informazioni su eventi, qualità di oggetti e luoghi, tanto del presente quanto del passato e del futuro, sia vicini che lontani, sia reali che immaginari. 
Il linguaggio umano, ha là caratteri di poter collocare le azioni e gli eventi, oltre che nel tempo, nello spazio e anche di segnalare la possibilità che essi accadono. La produttività infinita è un altra caratteristica del linguaggio umano assente invece in quella animale; essa è la capacità di utilizzare parole e significati già conosciuti per crearne continuamente di nuovi. Il nostro linguaggio possiede la caratteristica di poter collocare ciò di qui si parla nel tempo e nello spazio, cosa che il linguaggio animale non fa. 



Le famiglie linguistiche

L’idea di famiglia linguistica risale alla seconda metà del XVIII secolo quando William Jones, notò notevoli somiglianze tra il sanscrito, da una parte, e il latino, il greco antico, il celtico è il tedesco arcaico, dall’altra. 
Alcuni studiosi arrivarono a ipotizzare che tutte le lingue istante e parlare fossero riconducibili a super famiglie, le quali sarebbero derivate alloro volta dall’antichissima lingua comune. Questa teoria si chiama “unitarista”, il primo ad avanzare l’ipotesi di questa teoria fu lo studioso bolognese Alfredo Trombetti. Le sue teorie sono state riprese di recente da studiosi che, sulle basi di nuove conoscenze, hanno elaborato una visione delle lingue umane come riconducibili a famiglie e super famiglie, tutte  forse discendenti da una lingua originaria.



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