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SOCIOLOGIA - Dal novecento ai giorni d'oggi



In tutte le società continuano a essere presenti diversi tipi di conflitti,  i quali si manifestavano nell'esplicito carattere coercitivo di molte istituzioni sociali e nei meccanismi più nascosti di manipolazione dell'esistenza personale.
Dunque presero forma le cosiddette teorie di conflitto, che evidenziavano i conflitti interni alla società che nessuno è in grado di eliminare.


Una figura principale in America delle teorie di conflitto è Charles Wright Mills, il quale osservò che all'inizio del Novecento più della metà delle persone occupate rientrava nella categoria degli  imprenditori indipendenti.  Interrogandosi sulle motivazioni di un  simile cambiamento, Mills individua due cause: l'affermazione della grande impresa e l'espansione dell'apparato statale.
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   questi due motivi portarono alla diffusioni di nuove figure professionali economicamente dipendenti

La scuola di Francoforte

La scuola di Francoforte è una corrente di studi chiamata così perché nata e sviluppata nell'istituto di ricerca sociale della città. La teoria critica sviluppatasi in questa scuola è la principale teoria corrente sociologica opposta al funzionalismo. 
La teoria voleva essere una descrizione dei fenomeni sociali, una denuncia e un tentativo di cambiamento delle forme di dominio economico e politico di una parte della società su tutto il resto.

Gli studiosi di Francoforte furono testimoni della nascita del fenomeno sociale chiamato "società di massa", ovvero un sistema in cui i vasti strati sociali possono accedere alle risorse economiche, politiche e culturali della nazione.
La società di massa è una forma di perpetuazione delle tradizionali forme di dominio di una parte minoritaria e potente sulla maggioranza della popolazione. 



Ralf Dahrendorf, un sociologo e uomo politico tedesco, dimostrò che a metà del XX secolo non era più possibile parlare di classe ponendo esclusivamente l'accento sulla componente economica, era necessario rileggere il fenomeno a partire dalla questione dell'autorità.
Secondo lui il conflitto tra gruppi sociali non  può essere superato, ciò che muta continuamente è la struttura delle classi e la forma di conflitto.

L'approccio fenomenologico e le sociologie "micro"

A partire dagli anni Sessanta si assiste a un profondo rinnovamento del modo di affrontare lo studio dei fenomeni sociali. In America si svilupparono alcune tendenze che perdono interesse per le strutture generali della società e concentrano invece la loro attenzione su fenomeni sociali microscopici, quali le interazione tra individui in piccoli gruppi, in ambienti particolari e in situazioni particolari.
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                                                                        teorie micro

L'atteggiamento fenomenologico fu introdotto in sociologia nell'ultimo dopo guerra da Alfred Schütz;

esso consiste fondamentalmente nella convinzione che la realtà esterna a noi stessi, la cosiddetta realtà oggettiva, abbia significato e rilevanza per la nostra vita non in se stessa, in maniera diretta e casuale, ma solo un relazione nel mondo in cui noi interpretiamo le situazioni, a come le definiamo e di conseguenza al modo in cui facciamo esperienza di esse. 
Dal punto di vista sociologico questo comporta che i fenomeni sociali vadano fondamentalmente interpretati attraverso i vissuti individuali. La "situazione biografica" in base alla quale ogni individuo da un senso a ciò che gli accade intorno, insomma è unica e irripetibile. Non esistono situazioni collettive oggettivamente date, ma le situazioni collettive sono il risultato delle molteplici interpretazioni che ne danno coloro che sono coinvolti. 

Nel fare nuove esperienze noi automaticamente apprendiamo cose e situazioni in base alla loro familiarità rispetto a quelle esperienza pregresse. La somiglianza di ciò che abbiamo visto in passato è il principio ordinatore attraverso cui diamo sistemazione al cosmo che ci circonda. Cos' ci formiamo un idea del mondo sociale per tipi e categorie; e in base a queste tipizzazioni ci formiamo delle aspettative sul comportamento altrui e che moduliamo il nostro comportamento nei confronti dell'altro. 

George Herbert Mead, uno tra i principali membri della scuola di Chicago, ritiene che nella realtà non esistono significati oggettivi ma che essi nascono fondamentalmente dall'interpretazione dei fatti. Per comprendere l'agire dei singoli è necessario considerarli all'interno di un contesto sociale che deriva dalle interazioni dell'individuo con gli altri individui. 
La tesi fondamentale di Mead è dunque che, se è vero che la vita sociale è fatta da significati che i singoli attribuiscono alle situazioni, è anche vero che tali significati nascono solo nel corso delle interazioni tra le persone, e non nella mente individuale. 

La corrente sociologica nata dalle considerazioni di Mead, e che ha avuto in Herbert Blumer l'esponente più noto, si chiama interazionismo simbolico. Gli umani possono diventare consapevoli dei significati che essi attribuiscono alle situazioni, li possono pensare, ne possono parlare. L'interazione con gli esseri umani è essenzialmente simbolica, cioè fondata sull'uso della comunicazione linguistica. 

Nel fuoco della ricerca ci sono anche gli aspetti sociali dei comportamenti di tutti i giorni. La teoria sociologica di Erving Goffman descrive la vita sociale come un palcoscenico su cui gli individui si muovono come attori che interpretano la propria parte; questo modello è detto drammaturgico


Il ritorno della sociologia in Europa  

Attraverso gli studi di alcuni autori particolarmente ricchi d'intuizione utili alla comprensione della

società odierna, avviene una rinascita della sociologia europea. Ampia parte del pensiero sociologico contemporaneo si sforza di comprendere attraverso ricerche teorie e concetti, gli aspetti caratteristici delle società attuali che si sono ulteriormente trasformate. 
Negli ultimi cinquant'anni si è avviato un processo di deindustrializzazione; ovvero una riduzione dell'incidenza del lavoro di fabbrica a favore degli impieghi nelle attività dei servizi che ha condotto al profilarsi di un nuovo tipo di società → società postindustriale
La diffusione di Internet e la caduta del muro di Berlino hanno prodotto un  indebolimento globale delle barriere erette fra Stato e Stato, conducendo attraverso il processo di globalizzazione; che non è altro che una transizione verso una società più articolata e complessa in cui aumentano: le possibilità a disposizione dell'individuo, l'incertezza personale, il rischio collettivo, la variabilità di culture e valori della gente ecc...


A parere di Alain Toureine ciò che caratterizzava questi ultimi decenni era l'avvento di un nuovo modo

di produrre in cui la tecnologia gioca un ruolo fondamentale. La società post industriale produce un ingente flusso di notizie che circola da una parte all'altra del mondo, servendosi di mezzi tradizionali, come la radio, la televisione. Informare non significa per sé comunicare, perché l'informazione è la semplice trasmissione di una notizia, mentre la comunicazione implica uno scambio tra due o più persone, in maniera che entrambe possano avvantaggiarsi del messaggio che hanno ricevuto. → la comunicazione ha una natura relazionale. 
Nella società post industriale le parole d'ordine sono diventate la personalizzazione e la soddisfazione del cliente. 


Il tedesco Jürgen Habermans muove dall'osservazione che nella società attuale convivono gruppi che possono essere molto diversi per provenienza etnica, per educazione e per stili di vita e, quindi, possono avere valori e norme di comportamento assai contrastanti tra loro. Ciò significa che la condivisione rappresenta un punto di arrivo di uno sforzo collettivo.  A questo compito Habermans dedica la sua teoria dell'agire comunicativo, per risolvere le questioni di interesse collettivo bisogna ricorrere al dialogo, ovvero l'agire comunicativo. Se anche solo una delle parti in causa non pensa che trovare una convergenza rappresenti un esito auspicabile in sè, non vale la pena avviare il confronto, perchè manca loro l'intenzionalità comunicativa, cioè la capacità di utilizzare il linguaggio per interagire con qualcuno e convincerlo. 
L'agire comunicativo funziona in più livelli: 
- il livello oggettuale
- il livello soggettivo dell'agire comunicativo
- il livello intersoggettivo dell'agire comunicativo

Nella riflessione di Niklas Luchmann le persone non hanno grande importanza, la soggettività e
l'intenzionalità spariscono per far posto al sistema, ovvero una realtà costituita da più elementi interdipendenti tra loro, i quali formano un tutto organico. Sistema e ambiente stringono tra loro una relazione che implica un continuo scambio e un interminabile adattamento reciproco. Quando questo non si verifica si cade nell'autoreferenzialità del sistema, cioè nella sua tendenza a chiudersi in sè stesso. Un sistema che funziona, invece, possiede l'ulteriore caratteristica dell'autopoiesi, ovvero la capacità di sostenersi e di riprodursi. 


Pierre Bourdieu
descrive i meccanismi che in qualche maniera costringono gli individui ad agire in un modo o nell'altro. Per lui l'habitus è la capacità di intendere istintivamente le regole vigenti in un dato contesto e di adattarvisi con naturalezza e spontaneità. Esso influisce enormemente sui nostri comportamenti e si forma a partire dalle esperienze maturate nel corso dell'esistenza e poi si standardizza per strutturare i rapporti con le persone e con le cose. 


Il post moderno e la globalizzazione

La società moderna si identifica in gran parte con la società industriale e con le sue caratteristiche principali: è una società fondamentalmente organizzata. 
Nella società contemporanea sembrano verificarsi una modificazione di tale tendenza moderna e una rinascita del valore dell'esperienza individuale; perciò in molti hanno chiamato la società contemporanea una società post moderna. Essa è quella società in cui la forza dei legami strumentali cede il passo a forme di coesione sociale più estemporanee ed irrazionali. Essa è anche quella società in cui l'importanza del consumo prende il sopravvento sull'importanza della produzione. 

La globalizzazione è un fenomeno che colpisce tutti gli individui nelle varie sfere della loro vita, rendendoli più liberi dai modelli di comportamento tradizionali, ma allo stesso tempo lasciandoli anche più soli davanti alle decisioni, alle svolte e agli eventi della loro esistenza. 

Per Zygmunt Bauman la nostra  è una società liquida, in cui la staticità di ruoli, istituzioni, strutture

della modernità, è stata soppiantata da una nuova fluidità. I legami che intratteniamo con gli altri sono più deboli poichè manca il contatto personale e la conoscenza diretta. La modernità liquida secondo Bauman ci pone di fronte ad una sfida nella quale siamo più liberi di scegliere, ma dobbiamo nel contempo rispondere a delle nostre scelte. 

Anche il sociologo inglese Anthony Giddens affronta il tema della globalizzazione, egli sostiene che quanto successo in questi ultimi decenni non rappresenta uno stravolgimento totale rispetto al passato. Pertanto, sarebbe più corretto parlare di tarda modernità piuttosto che di post modernità. La globalizzazione diventa un meccanismo di enfatizzazione della diseguaglianza in tutti i sensi; ma essa dà luogo ad un processo di decentramento del potere. 

Il sociologo tedesco Ullrich Beck ha cominciato ad interpretare alcuni aspetti della sociologia
contemporanea attraverso la categoria del rischio. Nella teoria di Beck il rischio non equivale al pericolo; esso è il prodotto dell'attività umana. Secondo il sociologo tedesco, quanto più la società diventa complessa, evoluta, post moderna e globalizzata, tanto più i rischi aumentano. In apparenza i cosiddetti "esperti" dovrebbero essere in grado di individuarne e valutarne i rischi che incombono su di noi. I gruppi sociali più svantaggiati, quelli che appartengono per esempio ai cosiddetti paesi in via di sviluppo, sono pericolosamente esposti ad un evento di cui sfugge loro la gravità, poiché sovente non sono nemmeno in grado di individuarlo. 

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