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ANTROPOLOGIA - Lévi-Strauss: natura e cultura


Claude Lévi-Strauss nasce a Bruxelles nel 1908 e muore a Parigi nel 2009, fù un importante antropologo, etnologo e filosofo francese. 

Strutturalismo linguistico= una lingua è una struttura in quanto i suoi elementi (suoni, parole ecc.) non hanno valore al di fuori delle relazioni che esistono fra di loro

Dalla linguistica strutturale Lévi ricavò due idee fondamentali: 

- la cultura può essere considerata come composta di una serie di segni elementari che, combinandosi diversamente tra di loro, danno origine a significati diversi

- la cultura si compone di un numero limitato di segni che possono dare luogo a un numero infinito di combinazioni

Fondendo queste idee con il "principio di reciprocità" l'antropologo affrontò lo studio dei sistemi della parentela; dove tali sistemi risultano essere limitati nel numero e dove il matrimonio viene inteso come un mezzo di scambio reciproco, cioè di comunicazioni tra i gruppi.

Per Lévi la cultura è tutto ciò che è fatto dagli esseri umani e che costituisce il mondo entro il quale essi vivono normalmente.

Nel suo libro del 1949 dedicato alla parentela, Lévi discute del problema classico dell'antropologia: il passaggio dalla natura alla cultura; l'antropologo colloca questo passaggio in un tempo indeterminato, coincidente con la comparsa del linguaggio e con la proibizione dell'incesto.

Lévi distingue le società tra calde e fredde. Le società calde, come Europa e la Cina, utilizzano per poter funzionare forme di disparità sociale. Le società fredde, invece,  sono le cosiddette società primitiva che ci sembrano senza alcun progresso storico. 


Herbet R. Hoggar, sociologo studioso della cultura popolare inglese, nel 1964 fondò a Birmingham il Center for Contemporary Cultural Studies.                      Il centro di studi culturali animato da Hoggar interpretava la realtà sociale di  quel tempo; come i problemi legati alle differenze etniche o al colore della pelle, le diseguaglianze di classi e delle discussioni sul genere sessuale.           Per discutere di questi problemi, gli studiosi ripresero in mano il concetto di "cultura", adeguandolo al contesto sociale inglese. 

La cultura, in Gran Bretagna negli anni 60-70, venne vista come un luogo di disputa-dibattito per l'affermazione di diritti da parte dei diversi gruppi. In essa si determinano i rapporti di egemonia e di subalternità tra gruppi e classi sociali.

La nozione di agency (=agentività) sintetizza la capacità che degli individui hanno di dare significato a eventi e rappresentazioni, accogliendoli o rifiutandoli per adattarsi o resistere a loro.                            Questo concetto serve a definire meglio l'autonomia di comportamento degli individui nel contesto della propria cultura 


Una svolta nel concetto di cultura è rappresentata dall'antropologia simbolica→ una tendenza che attribuiva particolare rilievo alla dimensione del "significato". L'attenzione degli antropologi si è concentrata sempre più sul modo in cui gli esseri umani all'interno della propria società comunicano producendo dei significati nelle relazioni sociali, politiche, emotive e economiche.


L'antropologia simbolica si affermò negli Stati Uniti con Clifford Geertz. L'antropologo ha concepito il proprio lavoro come una continua interpretazione di ciò che dicono e pensano i suoi interlocutori. IL compito dell'antropologo corrisponde a una concezione particolare della cultura, che viene intesa come processo comunicativo.                              Secondo Geerzt una cultura è un insieme di simboli che prendono vita nello scambio comunicativo, secondo modelli appresi ed ereditati alle generazioni precedenti. Tuttavia la modalità dei simboli (→ diversi contesti del loro uso, significati molteplici) fa si che i simboli stessi, e i comportamenti relativi, non rimangono sempre uguali, ma cambiano nel tempo. Inoltre questi simboli mutano di significato anche per effetto dell'incontro con altri simboli provenienti da culture diverse. Questi due elementi sono all'origine del mutamento culturale.



Arjun Appadurai, antropologo statunitense, in Modernità in povere sostiene che il termine cultura dovrebbe essere usato nella sua forma di aggettivo (culturale),
così che si possa sottolineare il carattere di mobilità che la parola cultura non possiede.                                                                                                           Con lo scopo di individuare gli aspetti del mondo contemporaneo su cui è possibile fare un analisi culturale, Appadurai ha coniato 3 espressioni: 
-etno-rama → creazione di nuovi paesaggi per effetto dello spostamento delle popolazioni
-medio-rama→ flussi di informazioni dai media che creano nuovi immaginari in ambiti culturali diversi
-ideo-rama→ idee che grazie ai media arrivano in più parti del mondo



L'antropologo francese Marc Augé studia come le culture contemporanee riformulano alcuni dei loro fondamenti alla luce della surmodernità (→ modernità in eccesso). 
Augé ritiene che oggi le società europee e nordamericane stiano vivendo ciò che i popoli africani sperimentarono alcuni secoli prima con la colonizzazione. 

Nella prospettiva di Augé l'antropologia si presenta come una chiave di interpretazione del nostro mondo contemporaneo attraverso l'esperienza degli altri e essa mantiene così la sua vocazione di studio dell'essere umano.




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